APPENINO REGGIANO - Un sito del nostro Appennino, della nostra Unione Montana, I GESSI TRIASSICI DELLA VAL SECCHIA sono Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco.
Giornata storica nell’Appennino tosco emiliano. I Gessi Triassici ( di oltre 200 milioni di anni) della Valle del Secchia e quelli messiniani (di circa 5 milioni di anni) della collina reggiana, insieme ai Gessi di Zola Predosa, ai Gessi Bolognesi, alla Vena del Gesso Romagnola, alle Evaporiti di San Leo e ai Gessi della Romagna Orientale sono Patrimonio dell’Umanità Unesco. Poco dopo le 14.30 di martedì 19 settembre il martello del chairman Unesco Abdulelah Al-Tokhais ha battuto il colpo dell’assenso per il riconoscimento al World Heritage della candidatura avanzata dalla Regione Emilia-Romagna e dal governo italiano sul “Carsismo nelle evaporiti e grotte dell’Appennino settentrionale”.
È stato uno dei momenti più emozionanti e accolto con soddisfazione dalla delegazione italiana che ha partecipato alla 45esima sessione estesa del Comitato del Patrimonio Mondiale Unesco, riunita a Riyad (Arabia Saudita). I gessi della Valle del Secchia (tra Villa Minozzo, Castelnovo Monti e Ventasso) sono uno dei sette siti che costituiscono il “Carsismo nelle Evaporiti e Grotte dell’Appennino Settentrionale” tra le province di Reggio Emilia, Bologna, Rimini e Ravenna.
“E’ un successo di tutta la montagna! Di tutto il territorio dell’Unione, di tutti i comuni senza distinzioni e confini”, afferma il Sindaco di Villa Minozzo, presidente dell’Unione dell’Appennino e Consigliere delegato alla Montagna della Provincia di Reggio, Elio Ivo Sassi: “E’ una notizia che ci dà una soddisfazione enorme, il successo di una proposta costruita attraverso un lungo percorso, che oggi pone il nostro territorio all’attenzione di tutto il mondo, in particolare un sistema naturale che comprende i Gessi Triassici con le Fonti di Poiano. Un sistema dalle caratteristiche uniche e che già oggi può contare su una vocazione turistica forte, ora amplificata all’ennesima potenza attraverso l’inserimento nel patrimonio Unesco. Questo importante riconoscimento tra i beni naturali patrimonio dell’Umanità ci apre nuove prospettive, opportunità di sviluppo sostenibile e grandi responsabilità per i nostri giovani in particolare. L’appartenenza al Patrimonio Mondiale Unesco avrà ricadute concrete e oggi difficili da quantificare per la loro portata, ma sicuramente smisurate”.
“Una cosa straordinaria, ancora non riusciamo a prenderne la misura! - così Giovanelli Fausto, presidente del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano per l’occasione presente a Riyad -. I nostri ‘gessi’, sottovalutati per decenni e solo recentemente riscoperti, entrano dalla porta principale nel gruppo dei più importanti beni naturali del mondo. Un valore che resterà e crescerà nel tempo. Questa giornata è la pietra miliare di un processo generativo: servirà tempo sia per capirne e condividere l’importanza sia per mettere a valore questo riconoscimento di dimensione internazionale e di respiro storico. Indubbiamente, dipenderanno molto da noi anche le potenziali ricadute, ma già di per sé questo è un dato irreversibile”.
La candidatura a patrimonio mondiale dell’umanità è stata basata sul criterio VIII della Convenzione del 1972 e fa riferimento a testimonianze straordinarie dei principali periodi dell'evoluzione della Terra, riguarda una zona ricca di depositi evaporitici che generano forme carsiche, particolarmente significativa per lo studio della disgregazione del supercontinente Pangea avvenuta circa 200 milioni di anni e della crisi del messiniano nel Mediterraneo di circa 5 milioni di anni fa con la chiusura dello stretto di Gibilterra. Il Consiglio direttivo della Commissione nazionale italiana per l’Unesco aveva deciso di proporre il carsismo emiliano-romagnolo come candidatura italiana alla Lista del Patrimonio Mondiale per il 2023 nel gennaio 2022, poi tra il 21 e il 28 novembre dello scorso anno la commissaria Unesco Gordana Beltram è stata in Emilia-Romagna e anche nella Riserva di Biosfera dell’Appennino tosco-emiliano, come previsto dalla procedura, per una serie di sopralluoghi ed incontri con esperti scientifici, organi di gestione, stakeholder istituzionali e locali per conoscere da vicino il patrimonio ambientale, storico e culturale dei Gessi emiliano-romagnoli. A luglio 2023 si è concluso l’iter di valutazione tecnica con la proposta di una bozza di decisione in merito all’esito della candidatura, accompagnata da prescrizioni e raccomandazioni, a febbraio sono state prodotte alcune integrazioni valutate dai 21 membri Comitato del Patrimonio Mondiale.
Le sette aree individuate ospitano una densità di forme carsiche superficiali, grotte, sorgenti saline, minerali, speleotemi (cioè depositi minerali, come le stalattiti) e contenuti paleontologici che non hanno eguali nel mondo, grazie al particolare contesto geologico e climatico. Per tale motivo, i fenomeni sono stati studiati fin dal secolo XVI, anche grazie alla vicinanza dell’Università di Bologna e a un florido ambiente culturale. Alla fine del secolo XVII, proprio in questi luoghi sono nate le discipline della speleologia, mineralogia e idrogeologia nelle evaporiti e, per l’evidenza dei fenomeni, per la loro accessibilità e per la combinazione unica di fattori climatici e geologici sono nate molte delle moderne teorie scientifiche sul carsismo nei gessi.
L’area candidata comprende sia l’Alta Valle del fiume Secchia, con i nostri Gessi Triassici, che espone, per erosione, depositi evaporitici molto antichi, di oltre 200 milioni di anni, depositati al tempo dei dinosauri, sia l’intera “Vena del Gesso”, una cresta di rocce evaporitiche, ben più giovani, di circa 5-6 milioni di anni fa, che spiccano sulle circostanti argille da Reggio Emilia fino alla Val Marecchia.
I GESSI TRIASSICI DELL’APPENNINO TOSCO EMILIANO
Si tratta di affioramenti di gessi antichissimi, le rocce più antiche dell'Appennino, risalenti a oltre 200 milioni di anni fa, situati in un tratto di circa 10 km lungo la Valle del Secchia, poco più a sud della Pietra di Bismantova. Qui il fiume ha profondamente inciso questa vasta formazione, alle pendici dei monti Rosso, Merlo, Carù, Pianellina e Predale, inserita in un sito di interesso comunitario (Rete Natura 2000) e nel Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano.
Il nostro sito è l’unico del periodo Triassico; la formazione evaporitica, depositata al tempo della disgregazione della Pangea oltre 200 milioni di anni fa, è costituita principalmente da alternanze di rocce gessose-anidritiche (di colore bianco e grigio) e dolomie (di colore scuro) con salgemma in profondità. Lo spessore totale supera i 2 km.
Il gesso è un minerale solubile e le grotte qui evolvono velocemente, rispetto ad esempio a quelle in calcare. Ma in Val Secchia lo fanno ancora più velocemente. Il motivo è che qui le grotte non evolvono solo per dissoluzione, ma anche per crollo. La roccia evaporitica del Triassico è altamente instabile perché è stata profondamente deformata e smembrata dai complessi processi geologici.
Depositatasi nell’antico Mare Tetide, per evaporazione, in una serie di lagune e poi sepolto a diversi chilometri di profondità, ha funzionato come una sorta di livello di debolezza e scollamento, lungo il quale enormi strati di successioni sedimentarie si sovrapponevano. Dopo le intense deformazioni tettoniche, la dissoluzione del salgemma nel sottosuolo ha ulteriormente sconvolto l’assetto geologico. L’Anidrite prevale in profondità, ma non è stabile alle condizioni superficiali e si idrata trasformandosi in gesso. Il fenomeno si verifica con aumento di volume, frammentando ulteriormente le rocce nella parte più superficiale degli affioramenti. Questi particolari capricci geologici influenzano lo sviluppo del carsismo con la formazione delle anse ipogee, che esistono solo qui. I torrenti che vengono inghiottiti nelle montagne non attraversano i rilievi, come ad esempio accade per i gessi messiniani, ma seguono un percorso curvo sotterraneo che rimane nella fascia esterna dei monti, dove prevale il gesso e non l’anidrite, che è meno solubile e quasi impermeabile.
Non ci sono altre rocce carsiche al mondo che presentano un’evoluzione così complessa e così veloce come in la Valle del Secchia.
Un crollo spettacolare è rappresentato nel sistema carsico dei Tanoni, dal salone M.Bertolani: lungo 100 m, largo 28 m e alta 18 m. Alcune grotte sono scomparse ed è questo il destino che toccherà in un futuro più o meno lontano anche al suggestivo ingresso del Tanone Grande della Gacciolina, modificato recentemente a seguito di crolli.
Allo stesso modo nuove grotte si aprono e poi si richiudono, come la grotta sopra le sorgenti di Poiano svelata nel 1942 da una grossa frana, che ha modificato anche le due bocche più orientali delle sorgenti saline. Anche questa grotta ora è scomparsa. Solo qualche mese fa, ottobre 2022, un nuovo crollo ha modificato nuovamente la zona delle risorgenti. Le Fonti di Poiano, grazie alla redazione del dossier, sono risultate come la risorgente carsica salata più importante d’Europa ed è evidenziato come i fenomeni presenti, documentati da ricerche scientifiche, rappresentino proprio un esempio unico a livello mondiale di evoluzione rapidissima del paesaggio carsico, peculiarità delle rocce evaporitiche.
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20/09/2023
Autore:
Paolo Ruini
paoloruini@canaledisecchia.it