NO AL FOSSILE DA RAVENNA
RAVENNA - Il territorio di sacrificio che basa lo sviluppo economico sull’energia estrattivista, che finanzia gli incontri dei padroni del fossile come quello dell’OMC e permette che Eni spadroneggi, ha
dimostrato che c’è chi dice no e osa opporsi alla legge del più forte.
Una manifestazione cosmopolita, gioiosa, pacifica e combattiva ha occupato la città, e ha coronato
le iniziative che l’attivismo ambientale e non solo sta portando avanti, da sempre, ma in
particolare in quest’ultimo mese, in opposizione all’ OMC, uno dei più importanti vertici
dell’estrattivismo nazionale e internazionale che ha invaso Ravenna e quasi tutta l’informazione
locale e non solo, ma non ha invaso completamente la coscienza delle persone.
In una regione, l’Emilia-Romagna, in cui abbiamo subito due alluvioni devastanti in poco tempo
che hanno messo allo scoperto tutte le brutture di un sistema estrattivista, liberista, vorace ed
insensibile alle esigenze primarie, ai bisogni delle popolazioni, soprattutto quelle che si trovano in
maggiori difficoltà; in un Paese, l’Italia, dove pur sapendo che il consumo fossile diminuisce si
costruiscono strutture energetiche impattanti, pericolose, dispendiose ed inutili come i
rigassificatori, la Linea Adriatica e cento altre; in un Paese che aumenta la spesa per riarmo e
guerra, il popolo della Pace e della Giustizia climatica, ambientale e sociale, ha portato oggi le
tante lotte territoriali , tutti i NO e contemporaneamente tutte le proposte alternative.
I manifestanti hanno rivendicato che l’energia debba essere trasferita dall’ambito del profitto
all’ambito dei beni comuni e di questo si chiede conto alle istituzioni, alla politica, all’economia, a
tutta la società, e debba essere soggetta a un vero controllo democratico, rivendicando il diritto di
sapere preventivamente perché, come, dove e per chi le energie vanno prodotte e distribuite.
Contro la logica della crescita infinita, del sistema capitalista, estrattivista e patriarcale che va
rimesso in discussione, si è ribadito che vanno costruite e messe in relazione fra loro vertenze
popolari concrete, di dimensione territoriale, nazionale ed europea, superando egoismi e
localismi.
Uno dei punti maggiormente sottolineati è stata la necessità di una diffusa lotta che sconfigga il
tentativo di rilanciare il nucleare, promosso dal Governo Meloni, sperpero di danaro pubblico   e
tragicamente correlato al riarmo e alla militarizzazione.
Ma nell’immediato e per USCIRE DALLA CAMERA A GAS si è chiesto a gran voce che sia messo sul
tavolo il tema di una vera e propria “road map” per l’inizio della dismissione dei rigassificatori e del
gasdotto della Linea Adriatica, si dica un no definitivo alla proposta di espansione e
potenziamento delle trivellazioni, che si rinunci a portare avanti progetti-imbroglio come
l’impianto di CCS, che si sorvegli seriamente e in maniera continuativa lo stato della qualità
dell’aria, delle acque, dell’ambiente marino, della salute umana e non solo.
Una forte presa di posizione si è levata anche contro la deriva repressiva e contro ogni processo di
militarizzazione. Si sono delineate le prossime tappe del movimento, come le iniziative regionali

che si terranno in maggio, il campeggio NO FOX NONUKE di metà luglio in Puglia, e molti altri
appuntamenti in connessione con le lotte sociali in Europa e nel mondo.
L’unica lotta che si perde è quella che si abbandona!


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13/04/2025

Autore:
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Paolo Ruini
paoloruini@canaledisecchia.it