SEQUESTRATA UNA FABBRICA DI MARJUANA
NOVELLARA   Una vera e propria fabbrica di marjuana suddivisa i reparti produttivi (coltivazione, irradiazione ed essiccazione) è stata localizzata in provincia di Reggio Emilia dai carabinieri della compagnia di Guastalla al cui interno i militari hanno sequestrato circa 2 quintali di marjuana, oltre 1.600 piante e un avveniristico impianto di areazione, irradiamento e irrigazione grazie al quale i due imprenditori, finiti in manette, erano riusciti a riprodurre la corretta   adattabilità per l’habitat di produzione dello stupefacente.
Oltre all’area di produzione all’intero del casolare erano ricavate anche le camere dove vivano i 2 cinesi arrestati che grazie a un sofisticato impianto di videosorveglianza oltre a monitorare costantemente l’intero ciclo produttivo riprendevano l’esterno dell’azienda allo scopo di controllare il sopraggiungere eventuale di forze di polizia.
Con l’accusa di produzione e detenzione di sostanze stupefacenti i carabinieri del Nucleo Operativo della compagnia di Guastalla, collaborati dai colleghi in forza alla stazione di Novellara, hanno arrestato i cittadini cinesi Wei Xue LIN 21enne e Wen Zhi LIN 20enne, entrambi senza fissa dimora, ristretti al termine delle formalità di rito a disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Emilia titolare dell’inchiesta. L’intero stabile, dopo essere stato “svuotato” dell’ingente quantitativo di stupefacenti, è stato sottoposto a sequestro.
Si tratta del primo sequestro di una vera e propria fabbrica di marjuana operato nel reggiano dai carabinieri che alla luce di recenti rinvenimenti di piantagioni all’interno di casolari in disuso effettuati nel recente passato hanno intensificato l’attività di controlli in tali obiettivi culminati con l’odierno maxi sequestro. In particolare l’altro pomeriggio nel contesto di tali attività i militari del nucleo operativo della compagnia di Guastalla individuavano, al civico 38 di strada Reatino del comune di Novellara, una casa colonica priva di recinzione, apparentemente   disabitata i cui infissi erano stranamente coperti con teli in plastica neri.
La presenza ulteriore di sistema di videosorveglianza, anomalo per un casolare solo all’apparenza abbandonato, faceva insospettire i militari che optavano per verificare l’identità degli eventuali occupanti. Giunti ad una distanza di due metri circa dalla porta di ingresso ed in prossimità di una finestra i carabinieri avvertivano un fortissimo e persistente odore inequivocabilmente riconducibile a quello diffuso dalla marijuana, che proveniva dall’interno.
Per questo motivo i carabinieri optavano per recarsi all’interno. Una volta ottenuta l’apertura da parte di un cittadino cinese, identificato nel sunnominato 21enne, i carabinieri davano corso a una perquisizione dei locali conclusasi con esito positivo atteso il rinvenimento di circa 2 quintali di marjuana e oltre 1.600 piante che al dettaglio avrebbero fruttato oltre 3 milioni di euro.
La casa colonica all’atto della perquisizione è risultata essere stata adibita in buona parte a fabbrica di produzione di marjuana e in parte a unità abitativa occupata dai due cittadini cinesi poi arrestati. Nella camera da letto degli occupanti   tre monitor due dei quali proiettavano le immagini delle telecamere esterne l’altro della zona di produzione della marjuana. Nei locali adibiti a coltivazione erano state installate centinaia di luci ad incandescenza sistemate in maniera da simulare una serra al cui interno sono state trovate oltre 1.600 piante in fase di crescita, piantate nel terriccio.
Nei corridoi erano presenti numerosissimi contenitori di concime, nonché materiale atto alla coltivazione di colture vegetali. In altre 2 stanze erano state installate numerosissime lampade ad incandescenza utilizzate per l’essicazione dell’ingente quantitativo di marjuana prodotta il cui peso si avvicina ai 2 quintali. Il tutto corollato da un avveniristico impianto elettrico e di areazione. Nel sottotetto erano presenti numerosi sacchi dell’immondizia contenenti terriccio e materiale di scarto della lavorazione delle piante di marijuana.
Alla luce di quanto accertato i due cittadini cinesi venivano tratti in arresto e ristretti a disposizione della Procura reggiana titolare dell’inchiesta. Le indagini ora proseguono per accertare gli esatti canali di destinazione della marjuana prodotta ricompresi tra la bassa lombarda e le province emiliane di Parma, Modena, Reggio Emilia e Piacenza.


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30/11/2016

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Paolo Ruini
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