I NAVIGATOR VANNO IN GOL
PROVINCIA REGGIANA -I navigator reggiani vanno in Gol. Papaleo, Cisl: “Accolta la richiesta che si occupino di politiche attive”
Tra i 1.900 navigator italiani ce ne sono anche alcuni operativi a Reggio Emilia, tra città e provincia. Il loro contratto, prima scaduto ad aprile dello scorso anno, poi prorogato sino a dicembre, era con un rapporto di collaborazione a tempo determinato. Ora arriva una ricontrattualizzazione di alcuni mesi per queste figure, su base nazionale, grazie al Dl aiuti.
“La bozza del Dl aiuti consentirà dal 23 maggio al 23 settembre di continuare a lavorare ai cosiddetti navigator – spiega Rosamaria Papaleo, segretaria generale Cisl Emilia Centrale -. Ricordo che a loro compete di aiutare i beneficiari del reddito di cittadinanza a trovare un lavoro. Sono figure centrali per l’assistenza tecnica fornita da Anpal Servizi ai Centri per l’Impiego. In Emilia-Romagna ne sono presenti 147, relativamente pochi, 17, quelli nella nostra provincia”, almeno dagli ultimi dati noti.
“Fu un errore – osserva Papaleo – collegare un ammortizzatore sociale come il reddito di cittadinanza alle politiche attive del lavoro. Con questa misura, la vera novità, è che i navigator potranno essere utilizzati anche per le misure connesse all’attuazione del programma nazionale di politica del lavoro Garanzia occupabilità dei lavoratori (Gol). Infatti, le convenzioni tra Regioni e Anpal servizi potranno prevedere il loro impiego per le attività in favore dei beneficiari del programma Gol, anche se non percettori del Reddito di cittadinanza. Inoltre, se la Regione Emilia-Romagna volesse avvalersi delle attività di assistenza tecnica dei navigator anche dopo il periodo di questi due mesi, potranno comunicarlo al Ministero del lavoro entro il 23 giugno. Riteniamo opportuno che nei concorsi regionali sia inserita una riserva in loro favore”.


Dal reddito di cittadinanza a un lavoro utile

Diversi Comuni hanno colto la possibilità di attivare progetti destinati ai titolari di reddito di cittadinanza. Sono i cosiddetti Puc (Progetti utili alla collettività): destinati infatti a supportare per esempio gli operatori socio-sanitari nei triage degli ospedali Ausl dove verificano l’adozione dei dispositivi di protezione da parte degli utenti, misurano la temperatura all’ingresso o regolano l’afflusso e verificano il distanziamento all’entrata degli uffici pubblici.
Nell’ambito dei patti per il lavoro e per l’inclusione sociale stipulati dal Ministero delle Politiche Sociali, i beneficiari del reddito di cittadinanza sono tenuti a svolgere progetti utili alla collettività nel Comune di residenza per almeno 8 ore settimanali, aumentabili a 16. È un vero e proprio obbligo: chi si rifiuta non avrà più diritto al sostegno economico. Ci sono gli esenti (reddito tra i 4.800 e 8.145 euro, universitari, pensionati e disabili), ma tutti potrebbero aderire come volontari. Responsabili di redigere i progetti sono i Comuni che possono appaltare l’organizzazione ad enti gestori terzi. Il principio cardine è che le attività previste non debbano essere in alcun modo assimilabili ad attività di lavoro subordinato, parasubordinato o autonomi. Dunque, lavori non sostitutivi di quelli ordinari, ma al massimo di supporto.



04/05/2022

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Paolo Ruini
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