NON FERMIAMO IL MANIFATTURIERO
ZONA CERAMICHE - Appello a Bonaccini: non fermate il manufatturiero. Il Presidente dell’Associazione dei Costruttori di Macchine per Ceramica ha inviato nelle scorse ore una lettera al Presidente della Regione Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni per chiedere il mantenimento in attività delle imprese nelle prossime settimane
<< Chiediamo con fermezza che non vengano prese misure che portino alla chiusura o al rallentamento delle attività produttive, pena la perdita di importanti quote di mercato mondiali per il nostro settore industriale che non potranno in alcun modo essere compensate da misure fiscali o agevolazioni di alcun genere; un temporaneo palliativo alla perdita di competitività internazionale del made in Italy>>.

Si chiude con queste ferme parole la lettera inviata nelle scorse ore da Paolo Mongardi, Presidente di Acimac, a Stefano Bonaccini, Presidente della Regione Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni. I costruttori di macchine per ceramica, rappresentati dall’associazione confindustriale Acimac hanno espresso la loro preoccupazione per le ipotesi di lock-down che stanno circolando in questi giorni e che danneggerebbero gravemente la filiera ceramica e il manufatturiero in generale.

<>, scrive Mongardi.

<>, prosegue il Presidente di Acimac nella sua lettera.

Le aziende sono, inoltre luoghi ormai sicuri, poiché sono stati adottati protocolli di sicurezza ferrei e definiti congiuntamente alle parti sociali ed operano già, ove possibile, con modalità di lavoro smart a tutela della salute dei lavoratori.

I costruttori di macchine per la ceramica generano un fatturato di 1,7 miliardi di euro, realizzato da 142 aziende, che occupano 7mila addetti, e sono una realtà profondamente radicata nel territorio emiliano-romagnolo, a maggior ragione se si considera la catena di subfornitura che porterebbe a raddoppiare il peso economico del settore, ed il settore è fondamentale per l’operatività di quello a valle, in primis il distretto della ceramica di Sassuolo, che produce un giro d’affari di oltre 6 miliardi di euro con 280 aziende e oltre 27mila addetti, senza dimenticare che grazie ad una quota export superiore al 70% ed un saldo assolutamente positivo, offe un contributo considerevole al mantenimento della bilancia commerciale del nostro Paese.



01/11/2020

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Paolo Ruini
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