RECA ESPRIME UN PARERE SULLE REGIONALI
EMILIA ROMAGNA - Valutazione sui programmi elettorali elezioni regionali 2024. Compiere una valutazione sui programmi elettorali con cui un candidato o una candidata si presentano ad una scadenza elettorale è sempre un'operazione utile, ed è così anche rispetto alle prossime elezioni nella nostra regione.   Si tratta di una valutazione mai semplice, dal momento che i programmi si presentano molto spesso sotto forma di proposizioni generali. Ogni giudizio, dal punto di vista di chi – come   noi – agisce nel concreto delle scelte e dell’esperienza quotidiana, non si può basare solo su una lettura “asettica” dei programmi elettorali; questi sono indubbiamente parte rilevante nel formare l’opinione, che però si deve   intrecciare strettamente alla valutazione di quanto prodotto durante la legislatura conclusa, nel ruolo di governo o di opposizione, e di quanto emerge giorno per giorno nelle dichiarazioni e nei dibattiti della campagna elettorale. Fra l’altro, per una visione panoramica completa andrebbero esaminati non solo i programmi delle figure candidate alla presidenza ma anche quelli delle singole liste, che talvolta si differenziano o in parte addirittura contraddicono quanto affermato nei progetti presidenziali. In ogni caso, per una realtà come RECA, che riafferma la propria autonomia rispetto alla rappresentanza politica, a partire dai contenuti che esprimiamo, ragionare sui programmi delle persone candidate a governare la Regione è un passaggio fondamentale.
Se esaminiamo i documenti dei tre candidati e della candidata a Presidente della Regione, alla luce di quanto sopra, possiamo dire come dato iniziale, che vi sono elementi interessanti, ma che vanno approfonditi e dettagliati ulteriormente, ed altri che denotano fin dall’inizio, una sostanziale adesione al modello sviluppista e liberista che sta caratterizzando oltre due decenni il modo di fare politica prevalente nel Paese e nella nostra regione.
Il candidato della coalizione di centro sinistra de Pascale, accanto ad affermazioni di principio sulla lotta ai cambiamenti climatici e sulla giustizia sociale, e ad alcune proposte condivisibili, presenta una serie di soluzioni a nostro avviso non coerenti, in cui   vediamo una sostanziale continuità con le scelte della passata Amministrazione regionale.
In buona sostanza, la linea De Pascale conferma una visione della società, dell’economia, della relazione fra essere umano e ambiente e degli esseri umani fra loro, conseguente al marcato antropocentrismo capitalista, che marca di sé la vita umana e il rapporto con la natura. Si pone un accento sulla necessità di rafforzamento della sanità pubblica, ma l’evidente collegamento del campo della salute con il modo di vivere, la qualità dell’aria, dell’acqua, della terra, degli ambienti naturali, degli ambienti di lavoro e delle relazioni sociali è lasciato ad affermazioni generiche senza entrare nel merito degli interventi che sarebbero necessari sulle cause della malattia e sulle fonti originarie di danno per la salute. Alcune proposizione come quella della “integrazione Ospedale-Territorio”, di per sé inappuntabili, rischiano di essere ormai frasi fatte, che non indicano a sufficienza se e come potenziare e rendere realmente efficienti settori come la medicina del lavoro, le varie articolazioni della medicina territoriale ed ambientale, l’epidemiologia, il contrasto a tutte le forme di precariato, di insicurezza e di pericolo nel rapporto con l’acqua, l’aria, il cibo e il tempo di vita. Altre, indubbiamente interessanti, come per esempio la volontà di maggiore attenzione agli aspetti comportamentali, non mettono in evidenza quanto si intenda fare per limitare la pervasività, il potere e l’influenza di chi promuove tali comportamenti, e corrono il rischio di scivolare nella colpevolizzazione dei singoli individui. Esempio pratico: si parla di contrasto all’alcoolismo, all’obesità, ai malcostumi alimentari, al tabagismo, e non si trovano impegni per ridurre gli allevamenti intensivi, limitare attività industriali come le distillerie, la pubblicità di cibi insani, ecc.
Il candidato del centrosinistra continua a presentare come “fiore all’occhiello” quel Patto per il Lavoro e per il Clima, descritto come modello di concertazione, finalizzato a coniugare la crescita economica e la tutela dell’ambiente. Vi è un richiamo alla necessità di realizzare un modello di sviluppo attento al consumo di risorse, ma non si mette per nulla in discussione il concetto di crescita come obiettivo primario di tutto il progetto politico ed economico, e si rilancia una visione complessivamente basata sull’espansione dei consumi. Il fatto che questo sia compatibile con l’obiettivo della decarbonizzazione entro il 2025 di per sé non è impossibile, ma le politiche regionali (e non solo) degli ultimi anni sono a testimoniare che le scelte concrete vanno nel senso di una reiterata deroga alla necessità della indispensabile riduzione nell’uso e consumo delle risorse, con tutte le prevedibili conseguenze.
Inoltre, riteniamo decisamente grave che nel programma di de Pascale si torni indietro rispetto all'obiettivo di coprire il 100% dei consumi energetici con le fonti rinnovabili entro il 2035, contenuto nello stesso Patto per il Lavoro e il Clima, ridimensionandolo alla scelta proveniente dall’UE di arrivare al 2030 al 45% di consumi da fonti rinnovabili. L' obiettivo del 100% da fonti rinnovabili era stato da noi giudicato non realistico per l'assenza di interventi e azioni concrete per realizzarlo, ma l'averlo messo da parte significa un ulteriore arretramento nei confronti di una seria politica di transizione ecologica ed energetica.
Si insiste sulla necessità di tenere in considerazione gli impatti occupazionali, reintroducendo di fatto l’assunto dell’esistenza di conflitto fra riconversione ecologica e posti di lavoro. Per quanto riguarda il dissesto idrogeologico, la proposta è quella di creare un “piano speciale di protezione”, ma non ci sembra vi sia un approfondimento reale sul bisogno di ripensamento complessivo del territorio e della sua organizzazione. In termini di mobilità, è interessante la dichiarazione di voler investire nel trasporto pubblico e nella sostenibilità delle infrastrutture, così come nella realizzazione delle reti ciclabili, ma non traspare volontà di iniziare a considerare tali investimenti come alternativi, cioè sostitutivi di quelli dedicati alle infrastrutture per il trasporto automobilistico privato. Per altro, in recenti manifestazioni pubbliche De Pascale si è detto determinato a voler portare avanti e completare le opere viarie previste, a partire dal “passante di Bologna”, in ciò entrando in consonanza anche con la sua diretta avversaria Ugolini del centrodestra.
In termini di welfare pare emergere una volontà di voler sviluppare i servizi per la non autosufficienza e le politiche per il diritto alla casa, ma non ci sembra di capire quali siano le scelte che dovrebbero effettivamente contrastare i prezzi altissimi e la difficoltà a reperire, se non a costi molto elevati, personale assistenziale e strutture abitative effettivamente disponibili. Si parla anche del tema della partecipazione, e si ipotizza la realizzazione di una “piattaforma di partecipazione civica”, ma non è chiaro come essa si delineerà nei fatti. Per noi sono i comportamenti delle istituzioni e della burocrazia nei confronti dei cittadini a dover essere modificate, non gli strumenti tecnici, che potrebbero addirittura peggiorare la situazione creando ulteriori farraginosità.

La candidata del centrodestra Ugolini, nel programma sembra assumere, in campo ambientale, posizioni e soluzioni negazioniste o che quanto meno subordinano in maniera prevalente le scelte al profitto e al primato dello sviluppo lineare.
Ugolini, tenendo fede alla propria impostazione cattolica tradizionale, incentra il suo ragionamento soprattutto a partire dalla famiglia e dalla persona, proponendo un modello sociale basato sostanzialmente sulla valorizzazione delle reti relazionali. Pertanto, nella descrizione degli obiettivi in sanità cerca di mettere soprattutto la “persona che soffre” al centro del governo dei servizi, più che l’offerta di servizi. In pratica si delinea una prestazione stabilmente personalizzata più che un’offerta stabile di assistenza e di cura. Il tema della “medicina personalizzata”, che implica un livello di presa in carico ogni volta ridiscusso, offre spazi all’intervento del terzo settore e alle possibilità di autogoverno della cittadinanza, ma non chiarisce quale sia il livello comunque garantito di protezione e di soddisfacimento dei bisogni, e quale sia il livello di rischio per le persone più sole, meno organizzate e meno intraprendenti. Anche questa candidata sottolinea l’importanza del servizio territoriale, e dedica attenzione alla dimensione della domiciliarità, senza indicare tuttavia quale sia lo spessore degli investimenti specificamente dedicati. Non traspare una volontà di riaffermare con decisione il primato del pubblico rispetto al privato.
Sugli aspetti più strettamente ambientali, il discorso si incentra soprattutto sull’importanza delle infrastrutture, intendendo con tale termine l’insistenza a costruire ulteriormente opere di varia natura e di varia stazza, a partire dall’assetto viario. In pubblico Ugolini ha detto chiaramente che non prende neppure in considerazione un ripensamento sul passante di Bologna, anzi ha affermato la volontà di accelerare i tempi (praticamente “costi quel che costi”), perché non si può sempre mettere in discussione realizzazioni che, se bloccate, poi impiegano decenni a ripartire. Ben poco spazio viene dedicato al bisogno di miglioramento del trasporto pubblico e alla mobilità ciclabile-pedonale. Per quanto riguarda l’assetto idrogeologico e l’intervento sul dissesto, ci sembra che la visione sia quella tradizionale del dominio sulla natura e non sul governo della convivenza. Le convinzioni della prof.ssa Ugolini dopo le alluvioni si sono palesate sotto forma di auspici al compattamento e alla perenne cosiddetta “pulizia” di argini e golene e a una visione strettamente idraulica dei corsi d’acqua. Non ci pare vi sia attenzione a un ripensamento di modello sociale ed ecologico.
Il candidato Teodori della lista che si richiama al movimento No Vax presenta soluzioni in campo ambientale e di giustizia climatica incoerenti fra loro, con una mancanza di visione complessiva, ed emerge un’inaccettabile esaltazione della "libertà individuale”, al di fuori dell’assunzione di responsabilità collettiva.
Il candidato Teodori esprime prevalentemente un’idea di società in cui il concetto di libertà individuale sopravanza tutti gli altri aspetti. Partendo da un antieuropeismo di principio, propone una visione sovranista dal grande al piccolo ambito, concentrando l’attenzione su aspetti molto specifici, alcuni indubbiamente degni di approfondimento, ma che sfuggono a un progetto complessivo. Si va dalla proposta di sovranità monetaria (anche con lancio della moneta regionale), alla tutela della canapa, dal contrasto al 5G al potenziamento del turismo.   Valorizzazione del geotermico e dell’idroelettrico come fonti energetiche, con scarsa attenzione al ruolo del fotovoltaico e dell’eolico. Colpisce la determinazione con cui si prendono le parti della mobilità privata e si rivendica la libertà, sostanzialmente contestando il concetto stesso di senso del limite. Opposizione all’idea di “città 30” e schietto no ad ampliamenti delle zone a traffico limitato, opposizione alla determinazione energetica degli edifici nella valutazione del valore.   Un’interessante attenzione alla difesa del patrimonio forestale e ai diritti degli animali, offerta di spazio all’alimentazione non tradizionale e in specie a quella vegan nelle mense e ei servizi di ristorazione; ovviamente abolizione di ogni obbligo vaccinale.   Desta sconcerto la determinazione con cui si sostiene il “nucleo uomo-donna” e si propone di vietare (e la libertà individuale decantata?) ogni tipo di “propaganda LGBT”.

Il candidato Serra della lista Pace, Ambiente, Lavoro presenta un programma coerente con la lotta ai cambiamenti climatici e alla giustizia climatica e riprende proposte dei movimenti ambientalisti elaborate nel tempo, compresi i documenti di RECA. Necessario però un maggiore confronto e approfondimento su molti temi.
Il candidato Serra della lista di sinistra sostanzialmente riprende la maggior parte delle proposte dei movimenti ambientalisti elaborate nel tempo, compresi i documenti di RECA.   Pace, lavoro e ambiente sono i tre pilastri della lista. Va detto che è l’unica lista che parla esplicitamente e a lungo del tema della Pace e che si presenta come una lista di rottura. Probabilmente un po’ troppo generica nell’affermazione di fondo che Destra e Sinistra vanno nella stessa direzione   In alcune parti opinabili i giudizi e le proposte nel settore sanitario, soprattutto laddove si esprime un giudizio globalmente negativo su esperienze come gli Ospedali di Comunità e le Case di Comunità, e dove si avanzano proposte probabilmente velleitarie come la riapertura di tutti i punti nascita, in maniera abbastanza scollegata da valutazioni scientifiche ed epidemiologiche, o dove si sottovaluta la necesità di valorizzare la figura infermieristica, che non può essere vista solo in termini subordinati rispetto alla figura medica. In ogni caso, si sostiene correttamente che per dare una risposta seria ai cittadini bisogna investire tutti i fondi nella sanità pubblica, non si può fare profitto sulla salute delle persone. Per quanto riguarda il mondo del lavoro, si al salario minimo e basta al sistema di appalti e subappalti soprattutto nel settore della logistica che produce morti sul lavoro, povertà ed evasione fiscale.
Vi è un chiaro appoggio alle proposte di legge promosse da RECA e Legambiente. Deciso il basta al consumo di suolo e l’assunzione della nostra visione sulla mobilità, così come la critica alla legge urbanistica regionale. Positivo cenno al sistema agricolo e alla necessità di affrontare il tema degli allevamenti intensivi. Il fatto che sui temi ambientali vi sia una valutazione praticamente collimante con le nostre è indubbiamente positivo, incoraggia le possibilità di collaborazione e   di rappresentazione in consiglio regionale, e rende ancor più evidente la necessità che si dia luogo ad un confronto permanente, anche dopo la scadenza elettorale, tra soggetti politici (tutti quelli disponibili) e realtà ambientaliste, affinché la possibile “sponda politica” alle vertenze ambientali non si traduca in affermazioni generiche ma in un progetto concreto e di lunga durata.

Queste nostre valutazioni vogliono, insomma, essere uno strumento per costruire consapevolezza rispetto alla scelta elettorale, avendo però ben presente - a maggior ragione dopo l’importante manifestazione del 26 ottobre scorso - che la mobilitazione sociale resta il momento fondamentale per realizzare i nostri obiettivi e indica la strada su cui proseguire.



11/11/2024

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Paolo Ruini
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