RUBIERA . Faceva parte di una banda che servendosi di un sistema molto sofisticato, che si differenziava a seconda del tipo di prodotto (libretti di deposito, buoni postali, assegni clonati), ha frodato alcuni clienti di Poste Italiane, riciclando poi il denaro sottratto. Lo scorso 14 settembre la loro illecita attività è arrivata al capolinea dato che il Gip del tribunale di Bologna, concordando con le richieste della procura felsinea, titolare dell’indagine, aveva emesso 7 provvedimenti di natura cautelare nei confronti di altrettante persone. Tre sono finite in carcere, e altre quattro ai domiciliari tra cui un 45enne reggiano. I componenti della banda composta da 7 italiani operavano tra Emilia-Romagna e Lazio: sono accusati a vario titolo di frode informatica, riciclaggio e falso documentale. Il 45enne reggiano è stato quindi messo ai domiciliari in una privata abitazione del comune di Rubiera. Ieri sera una pattuglia della locale stazione carabinieri come di consueto avviene nell’attività di controllo del territorio, si è recata presso l’abitazione del 45enne accertandone l’assenza. I militari a questo punto optavano per attendere sotto casa al fine di verificare se l’uomo era effettivamente uscito o non rispondeva perché non sentiva il campanello. Dopo mezzora è arrivata la risposta. I carabinieri hanno notato sopraggiungere un’autovettura Ford Focus condotta dal 45enne con a bordo una ragazza. Alla richiesta di dove fosse andato il 45enne non sapeva fornire alcuna giustificazione ancorché valida limitandosi a sostenere di essere uscito perché aveva da fare. Dal cortile dell’abitazione dove è stato fermato ala caserma dei carabinieri di Rubiera il passo è stato breve e dove l’uomo veniva arrestato con l’accusa di evasione. Lo stesso terminate le formalità di rito è stato ristretto a disposizione della Procura reggiana. Le indagini che l’hanno visto essere stato arresto nell’ambito dell’inchiesta della procura bolognese presero spunto dal fermo, a settembre del 2014, di un 50enne bolognese incensurato, che riciclava denaro proveniente da frodi ai danni di clienti delle poste titolari di libretti o conti correnti. La ricostruzione dei suoi movimenti finanziari ha consentito agli investigatori di fare luce sull'attività del gruppo criminale, che modificava i registri dei rapporti finanziari delle vittime "per sottrarne le giacenze e trasferirle su libretti di risparmio 'clonati'". Il denaro veniva poi riciclato con l'emissione di vaglia postali e successivi prelievi in contanti compiuti dai complici, tra cui il 45enne di Reggio Emilia, che con l'aiuto di due consulenti finanziari infedeli "monetizzavano le somme tramite una rete di complici sul territorio". Grazie alla collaborazione dell'ufficio fraud management delle poste "è stato possibile passare ai raggi x la movimentazione di denaro, e trovare le prove del coinvolgimento dei due dipendenti e dei loro 'collaboratori'".
26/09/2016
Autore:
Paolo Ruini
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